ITA – Squatting Europe Agenda di Ricerca v. 1.0

SQEK // January 2010
SQEK: Squatting Europe Agenda di Ricerca v. 1.0

Squatting Europe è una rete di ricerca che pone al centro dell’analisi il movimento delle occupazioni (centri sociali e squat). Il nostro obiettivo è quello di produrre conoscenza attendibile e dettagliata su questo movimento, una conoscenza che non rappresenti un fine in sé ma sia una risorsa pubblica, in particolar modo per chi occupa e per le/gli attiviste. Un coinvolgimento critico, transdisciplinarità e approcci comparativi sono alla base del nostro progetto. Il gruppo è un collettivo transnazionale aperto (Squatting Europe Kollective) i cui membri rappresentano una diversità di discipline e campi di interesse per investigare le problematiche associate con squat e centri sociali nell’Unione
Europea.

Perché occupare?

Mentre la mancanza di casa è in aumento ovunque, la produzione di spazi vuoti sta divenendo una caratteristica strutturale della società contemporanea. Intanto che stati e mercati falliscono la
realizzazione di ogni funzione distributiva, costruzioni rimangono vuote mentre i senzatetto crescono in Europa e nel mondo. In questo periodo di crisi economica, le persone che hanno deciso di prendere in mano la situazione stanno occupando una pluralità di spazi: uffici, industrie, teatri abbandonati, public houses (UK) and bars, e ovviamente anche case. In questo processo, il concetto di sviluppo e rinnovo urbano, cioè di aggiustamento degli spazi e delle politiche urbane e per la casa è reinterpretato e deviato. In realtà, le occupazioni non sono solo un modo per soddisfare il bisogno di alloggio e per esprimere la mancanza di spazi di socialità, ma sono anche un tentativo di praticare modelli di organizzazione partecipativi non-gerarchici. Le occupazioni spesso offrono un modo alternativo di vedere le relazioni sociali, le pratiche politiche e lo sviluppo di attività collettive come incontri politici, seminari di autoformazione ed eventi controculturali al di fuori, e in contrasto con i circuiti commerciali. Nel reclamare una dimensione politica, gli attivisti dei centri sociali e gli occupanti di case sono spesso impegnati in più ampie campagne di protesta e movimenti sociali,
contro il precariato, la speculazione urbana, il razzismo, il neo-fascismo, la repressione dello stato, la militarizzazione, la guerra, l’utilizzo del territorio contro gli interessi delle popolazioni locali, le riforme a favore dei privati nel campo educativo e universitario.

L’esistenza di edifici abbandonati, costruiti per ospitare la produzione di capitale delle multinazionali nelle metropoli non solo contraddice la presunta neutralità delle forze del mercato,
ma rappresenta anche un’accusa contro l’ideologia neo-liberista di proprietà della casa. Inoltre, nonostante l’evidenza del suo contributo al contrasto della crisi globale urbana, molti studiosi e
politici ancora considerano il movimento delle occupazioni marginale.
La retorica del salvataggio dell’economia dalla crisi riflette la vacuità dell’attuale dibattito politico che fa appello a coesione sociale e auto-responsabilità. Ma nel momento in cui le persone prendono realmente questi valori sul serio, sono spesso trattate come criminali che minacciano l’integrazione sociale. Le risposte accademiche alla crisi attuale sono state ugualmente vacue. Benché molti ricercatori si trovano a dover affrontare l’attacco no-liberista alle università pubbliche al tempo stesso sono unicamente interessati a ottenere fondi da privati e a produrre conoscenze finalizzate al mercato, altri ancora sembrano più interessati a teorizzare i problemi piuttosto che affrontarli. Di
fatto, i movimenti sociali e i problemi urbani richiedono una produzione e distribuzione della conoscenza molto più impegnata socialmente. Per queste ragioni, il collettivo SQEK cercherà di
analizzare criticamente il movimento delle occupazioni nei suoi diversi contesti (storici, culturali, spaziali, politici ed economici), con la volontà di coinvolgere attivisti nelle pratiche di ricerca e di condividere la conoscenza in questo modo prodotta.

Approcci diversi e temi comuni

Il collettivo SQEK è nato come una rete di ricerca. Il nostro primo scopo quando abbiamo cominciato a incontrarci attraverso una mailing list era quello di cooperare per cominciare una ricerca comparativa sulle occupazioni nelle città europee. Nel gennaio 2009 ci siamo incontrati per la prima volta a Madrid. L’incontro ci ha permesso di condividere le nostre diverse esperienze, le nostre preoccupazioni intellettuali, i nostri argomenti di ricerca e progetti futuri.

Poiché altre persone si sono via via aggiunte al nostro collettivo nell’ottobre 2009 abbiamo tenuto un secondo incontro a Milano, dove abbiamo avuto la possibilità di presentare e discutere diversi casi studio.

Ricerca auto-finanziata in diversi paesi, riunioni del collettivo di ricerca ed eventi pubblici sono, al momento, le nostre principali attività. Diversi metodi di ricerca e quadri teorici costituiscono una
notevole caratteristica del nostro approccio. Tuttavia, siamo determinati a pubblicare in lingue diverse libri collettivi, articoli e edizioni speciali in riviste accademiche, per allargare i risultati delle nostre ricerche e dei nostri dibattiti. Se possibile, un progetto di ricerca comune sarà redatto nei prossimi mesi per dare una struttura migliore al nostro lavoro.

Perché allora occupare è importante? Sebbene sembrerebbe non rappresentare un movimento particolarmente potente, la sua dimensione temporale che supera diverse decadi e la dimensione spaziale sia locale che internazionale sono spesso dimenticate.

Ponendo in rilievo proprio la dimensione politica, molti attivisti in città europee hanno mostrato una ricca esperienza di organizzazione, azione e protesta collettiva che merita una certa attenzione.

Siamo quindi consci del bisogno di articolare un approccio che vada dalle specificità delle 2situazioni locali fino ad una prospettiva internazionale e comparativa. Mentre l’inglese è la lingua
che usiamo strumentalmente per comunicare, apprezziamo il fatto che ci troviamo coinvolti in un area di azione multilinguistica, complessa e piena di diversità.

Nel dibattito politico si è speso molto tempo per discutere su cosa sia una occupazione o uno “squat”. In fondo, una occupazione o uno squat è quello che le/gli occupanti fanno vivere (ma non solo loro, dato che anche tanti altri attori sociali, narrazioni e dispositivi sono coinvolti). Cosa co2stituisce una/un occupante? E’ quello che lei/lui fa o la soggettività (e i discorsi) che lei/lui
impiega e attua (a cui da forma) nel corso delle sue attività. O cosa altro? A partire da queste riflessioni abbiamo sviluppato un’agenda preliminare di ricerca strutturata intorno a cinque assi
principali che cercando di affrontare il fenomeno nella sua piena complessità, aspirano a massimizzare i diversi approcci e orientamenti disciplinari (in termini di quadri sia metodologici
che teorici) dei membri del collettivo:

1) Fattori strutturali di lungo e medio periodo che rendono possibili le occupazioni.

– Prospettiva storica su2lle occupazioni (dalla 2°G.M.)
– Politiche abitative e loro legittimazione ideologica
– Spazi urbani, sviluppo e/o rinnovamento urbano, e assetti di proprietà.
– Ruolo dei centri sociali (C.S.) nelle politiche sociali neoliberiste
– Trasformazioni dello spazio influenzate dalle occupazioni

2) Analisi delle dinamiche conflittuali.

– Processi di mobilitazione e di radicalizzazione politica; interazione con la popolazione locale
– Quali esperienze di occupazione si sono rivelate vincenti e perché?
– La costruzione dei bisogni sociali come modo per sviluppare progetti di occupazione; pratiche e dinamiche politiche nei CS e negli squat.
– Come i diversi attori politici e sociali riconoscono e danno legittimità alle occupazioni?
– Dinamiche repressive, di criminalizzazione o di negoziazione.

3) Reti di C.S./Squat, politiche e culture

– Connessioni trans/locali tra C.S. e case occupate
– Connessioni trans/nazionali. Coordinamento politico tra C.S./squat, partiti politici e movimenti alterglobal
– Azioni collettive e manifestazioni (cortei, media, ecc.)
– Occupanti come produttori di conoscenza e innovatori culturali (media alternativi, ecc.)

4) Casi-studio.

– Organizzazione formale e informale, processi decisionali
– Dimensione economica dei C.S. e loro ruolo come erogatori di reddito
– Auto-conoscenza (riflessività) e contraddizioni interne (rapporti intergenerazionali, memoria, conflitti di genere e omofobia, ecc.)
– Composizione di classe e soggettività all’interno dei C.S.
– Nuove identità sociali (lavoratori precari, queer, ecc.)

5) Prospettive comparative sulle occupazioni.

– Mappature e banche dati per paese
– Sondaggi d’opinione sulle occupazione e le politiche abitative.
– Dimensioni delle occupazioni per paese
– Controversie ideologiche e orientamenti all’interno del movimento dei CS in Europa
– Quadro legale, e sue modifiche nel tempo e nei singoli paesi.
Questa lista di questioni è un suggerimento per ricerche presenti e attività da sviluppare in futuro.

Come già detto, SQEK non è solo un gruppo di studiosi ma anche un gruppo politicamente impegnato. Per questo diamo la nostra disponibilità come risorsa pubblica. Siamo disponibili per partecipare a iniziative e dibattiti pubblici sulle occupazioni e incontri con altre attiviste/i. Siamo anche a disposizione per offrire il nostro aiuto a studenti e giovani ricercatori che si interessano di occupazioni.

Data la natura composita della nostra rete vorremmo mettere in questione la tradizionale dicotomia tra ricercatori e i s/oggetti della conoscenza. Tutte le volte che sarà possibile coinvolgeremo nelle nostre pratiche di ricerca tutti i soggetti interessati per favorire un approccio collaborativo e dialogico alla produzione del conoscenza, ritenendo che gli attivisti come ogni altro attore sociale siano essi stessi dei produttori di conoscenza. Di conseguenza non siamo convinti che attivisti e ricercatori siano necessariamente figure inconciliabili. Ovviamente sono inconciliabili se considerate come “posizioni identitarie”. Le cose si complicano quando prendiamo in esame i concreti percorsi di vita individuali. Ne è un esempio la composizione del nostro gruppo di ricerca.

Tutti noi (a prescindere dalle differenze) siamo attivisti e molti di noi ricercatori a tempo pieno.

Siamo consapevoli della difficoltà di riconciliare le due figure,una difficoltà che ha a che fare con le strutture di potere in cui siamo immersi e che ci attraversano. Convinti che tale questione sia meritevole di analisi, siamo anche coscienti che la problematizzazione del nostro ruolo di ricercatori per quanto fondamentale rischia di cristallizzare il nostro ruolo di attivisti. Come mettere in crisi tale (apparentemente) nitida distinzione di ruoli? Come possono queste tensioni essere sfruttate in modo produttivo? In termini ancora più generali, che cosa rende “attiva” l’attività dell’attivista che si contrappone a ciò che altri attori sociali (non) fanno? È forse la loro “passività”? In che senso possono essere considerati attori passivi? Siamo una rete aperta e siamo disponibili a qualsiasi contributo, suggerimento, e collaborazione con chi sia interessato ad affrontare l’agenda di ricerca da noi proposta.

Per qualsiasi contatto: squattingeurope @@@ listas nodo50 org

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